Sottotitolo: Il ruolo
del maschio moderno all’interno di un camper (piccolo).
Torniamo ad occuparci della
scienza e dei furgonati, analizzando il ruolo dell’essere umano di sesso
maschile all’interno di un ambiente ristretto quale quello di un camper puro.
L’immagine standard del
marito/compagno a bordo del camper è, dalla notte di tempi, quella di un uomo
seduto: prima sul sedile di guida, che la moglie/compagna non occuperebbe mai,
più per l’atavico senso di possesso che il maschio ha nei confronti del volante,
simbolo di potere, che per le dimensioni del mezzo, e poi seduto sulla sdraio
che, normalmente, lascia l’autocaravan in concomitanza con il conducente prima
ancora che il resto dell’equipaggio.
Ma questo è quello che si vuole
far credere perché nella realtà le cose stanno diversamente e ve lo dimostrerò
portando come testimone una persona degna di assoluta credibilità: me stesso.
La vacanza, qualunque vacanza, di
un giorno, una settimana o un mese, inizia con la preparazione del camper. Il
fatto che il camper sia piccolo però, se riduce la quantità di materiale da
caricare, non la annulla del tutto anzi, farci stare dentro quello che serve
per la sopravvivenza è cosa ardua e, mentre la dolce metà ammucchia tutto sulla
porta, tocca a me normalmente farcela stare stipata negli stipetti dopo averla
fatta scendere dal quinto piano. Non posso negare che fino a non molto tempo fa
il compito lo svolgeva da sola ma, lentamente e con metodo, è riuscita a fare
in modo che il compito trasmigrasse nelle mie incombenze; è bastato, di volta
in volta, ritardare la preparazione fino a farmi partire all’ora dei
pipistrelli ed arrivare alla meta a
quella dei galli… tanto loro, il resto della famiglia, dormono come un sasso
dal momento che si esce dal portone.
Prima però, diciamo nel
pomeriggio, avevo già svolto ciò che mi tocca per nascita. Da uomo mi devo
occupare della parte tecnica che non è, unicamente, quella di costruirlo il
mezzo su cui viaggiamo. Devo riempire i serbatoi di acqua e gasolio
(possibilmente senza invertirne il senso), mettere il liquido disgregante nel
wc, caricare sedie, tavolo, scarponi, racchette, sci, biciclette, caschi, dvd
e…carta igenica, non necessariamente tutto insieme. In ultimo, ma non come
importanza, ogni tanto devo occuparmi anche della toelettatura esterna del mio “cucciolone”
che se fosse per la mia metà non sarebbe più bianco ghiaccio ma nero carbone.
In viaggio il mio compito, oltre
a guidare, spazia dall’impostare il navigatore all’improvvisarmi Dj per il
diletto di mio figlio mentre a Lei tocca “la fatica” di avvisare con il
telefonino tutte le sue amiche della partenza, e non sia mai che ogni
telefonata non duri meno di 15 minuti che tanto ha l’abbonamento.
Ed eccoci finalmente alla meta!
Bisogna dire che la giornata fuori dal camper, a visitare, sciare o quant’altro
passa in modo abbastanza normale ma la sera il ritorno nella nostra casetta su
ruote dovrebbe diventare sinonimo di puro relax dopo una giornata che per noi,
comunque la si declini, da che mi ricordi, è sempre più stancante di una
settimana di lavoro. E INVECE NO! Perché non giocare alla lotta in due metri
quadrati?
Ma si, tanto poi cucino io mentre
loro si riposano in attesa de “la cena è servita”. Ebbene si, per un patto non
scritto, appena si mette piede in camper il cappello da cuoco passa a me, e
vada che i piatti li lava Lei (quelli di carta!) ma passare dalla nobile arte
di costruire camper a preparare manicaretti vuol proprio dire esser poliedrici.
A questo punto chi legge potrà
pensare (se è uomo): “ma questo è proprio uno sfigato!” è invece io son
disposto a tutto, perché arriva un momento nelle vacanze, un piccolo,
microscopico momento in cui io svanisco, sparisco, mi dileguo, e da dietro l’angolino
di un bungalow, nascosto da una palma da cocco o imboscato dietro un
brontocamper, mi gusto, senza pudore, Lei che…svuota la cassetta del WC e la
vita torna sorridermi.
PS. Si fa per ridere, perché, se
è vero che la cucina in camper tocca a me (e lo faccio perché mi piace) la mia
Lei (che guida senza problemi e tiene sempre tutti allegri) è la miglior
compagna di viaggio che io possa desiderare.
Mario